
I ragazzi di Frasisti arrivano ad un passo dalla qualificazione alle Final Four.
Gara 2 si chiude con un pareggio che permette ai Tigers di passare il turno grazie al +6 ottenuto nella sfida di andata.
Lugano Tigers U23: 82
Pallacanestro Mendrisiotto: 82
(18-14 / 17-20 / 21-26 / 26-24)
Hanno giocato: Tessaro 8, Ballabio, Picco, Keller, Erba 19, Summerer, Dotta 13, Bianchini 2, Barone 19, Bellarosa, Veglio 12, Iocchi 9.
La stagione della 1LN si chiude in Gara 2 dei quarti di finale playoff con un pareggio che permette ai Tigers di Lugano di passare il turno al termine di una serie ricca di emozioni e non priva di colpi di scena.
Gara 2 è l’appuntamento più atteso della stagione per entrambe le formazioni, ben consce di giocarsi il tutto per tutto in 40 minuti. Il divario maturato all’andata (+6 in favore dei Tigers) è poca cosa e il passaggio del turno è in bilico.
La Pallacanestro Mendrisiotto parte bene e, nonostante qualche errore di troppo, è in partita. Veglio pare intenzionato a trascinare i suoi, ma i Tigers fanno emergere immediatamente la loro fisicità e in un amen mettono il naso avanti approfittando anche di qualche distrazione di troppo da parte dei momò.
Frasisti al 5’ è costretto a chiamare time out per ricordare ai suoi che non è permesso distrarsi. I padroni di casa si portano sul +4 (18-14) al termine del primo periodo di gara.
Nel secondo quarto i Tigers provano ad allungare ma i momò riescono a ricucire e a rimanere a contatto anche grazie alla difesa a zona che a tratti mette in difficoltà i bianconeri. Gli animi si scaldano in campo e sugli spalti anche a causa di alcune decisioni arbitrali decisamente discutibili maturate su entrambi i lati del campo.
Sulla schiacciata di Lundmark che vale il punto numero 30 per i padroni di casa la luce sembra improvvisamente spegnersi in casa RPM. Ma il time out di coach Frasisti è risolutivo e i momò reagiscono con grande cuore riuscendo addirittura a mettere il naso avanti ad una manciata di secondi dalla pausa lunga.
Lopes può contare su ampie rotazioni e la dimostrazione arriva puntuale sul finire del secondo periodo. Nell’ultima azione Mina, appena entrato, riceve lo scarico in angolo e insacca la bomba che vale il +1 per i padroni di casa (+7 nel computo totale della serie).
È evidente che ai momò manchino un briciolo di lucidità e convinzione, ingredienti necessari per impensierire Lugano e passare il turno.
La musica cambia nel terzo quarto che come spesso accade è decisivo: i ragazzi di Frasisti sembrano crederci e lottano su ogni pallone. Non mancano i colpi di scena: Tessaro commette in un amen il quinto fallo (incluso un tecnico per proteste) e Iocchi lo segue a ruota. Una pessima notizia per lo staff tecnico momò, costretto a chiedere uno sforzo extra a chi già ha tanti minuti nelle gambe e a trovare nuove energie dalla panchina.
E le energie arrivano puntualmente, in particolare dai veterani che proprio non hanno intenzione di mollare. Veglio e Dotta sono spalleggiati al meglio da Marco Erba. “Il Professore”, come lo ha soprannominato qualcuno in tribuna, è semplicemente immarcabile e insacca 10 punti nel terzo quarto che si chiude sul 56-58 con una sfida tutta da giocare negli ultimi 10’ di gara.
L’ultima quarto inizia nel migliore dei modi per i momò che macinano gioco e trovano il canestro con continuità. Erba prosegue il suo show estraendo dal cilindro un’altra bomba e un paio di piazzati dalla media. Lugano finisce addirittura -9 quando sul cronometro mancano poco più di 6 minuti da giocare.
Ed è questa la fase della partita in cui succede di tutto. Per dovere di cronaca citiamo i due episodi più importanti. Erba spizza un pallone decisivo e nell’azione di contropiede si butta atterra per conquistare il possesso. Medolago fa lo stesso, fermando il contropiede momò. Gli arbitri sanzionano Erba con un fallo antisportivo. In campo regna una grande confusione e la tifoseria momò lancia una lattina di birra sul parquet. Un gesto inaccettabile al quale Piccinelli (assistente allenatore RPM) tenta di porre rimedio raccogliendo immediatamente l’oggetto e allontanandolo. L’arbitro lo punisce con un fallo tecnico alla panchina perché ha abbandonato l’area tecnica. La confusione è totale, come pure la dose di incredulità che aleggia in panchina e sugli spalti.
Lugano va in lunetta e approfitta del caos per accorciare leggermente le distanze. Al di là dei numerosi tiri liberi, il momento è decisivo perché sposta totalmente l’inerzia della gara. I giocatori in maglia biancoblù sono increduli ma cercano comunque di mantenere la calma.
La partita è accesa e nelle fasi più calde i Tigers si affidano ad Arnaboldi, semplicemente infallibile dalla media e sempre presente a rimbalzo. I momò tentano il tutto per tutto e ci credono fino alla fine senza mai mollare. Lugano ricuce pian piano il gap e la partita finisce con un pareggio che permette ai Tigers di passare il turno e qualificarsi alle Final Four.
Una sfida avvincente, un derby vero vissuto con grande emozione dentro e fuori dal campo. Lugano ha meritatamente conquistato il passaggio del turno, ma i ragazzi di Frasisti ce l’hanno messa tutta e hanno cullato il sogno Final Four sino agli ultimi minuti di Gara 2.
Decisiva la fase centrale dell’ultimo periodo di gara con i momò che sembravano lanciati verso il passaggio del turno. Dispiace dover sottolineare che gli episodi hanno pesato e, più in generale, il metro arbitrale adottato ha influenzato la gara con fischi decisamente dubbi su entrambi i lati del campo. La facilità con la quale sono stati fischiati alcuni falli tecnici e antisportivi è un aspetto che andrebbe rivisto con attenzione.
Al termine dell’incontro Veglio e compagni hanno ricevuto gli applausi del folto pubblico presente, a dimostrazione del fatto che i momò sono riusciti a mobilitare il pubblico biancoblù creano un seguito importante e un entusiasmo che ha raggiunto l’apice durante i playoff.
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